Settore dell'Industria

Definizione

Le attività industriali possono essere raggruppate in settori industriali.
Le industrie estrattive cosi come quelle produttrici di energia (elettricità, gas, e vapore acqueo) sono escluse dell'industria manifatturiera. E la stessa cosa con le attività di fabbricazione e distribuzione di acqua e di gestione dei rifiuti e di depurazione, che considerate come delle attività legate all'ambiente, sono raggruppate insieme.

L'industria come abbiamo evocato precedentemente, è nata in Europa, nel periodo che chiamiamo Rivoluzione Industriale. L'Industria si è poi diffusa nel mondo interro ed è  evoluata per creare i progressi industriali che ognuno conosce.
Oggi il settore secondario europeo è molto sviluppato e producce ogni sorta di fabbricazione.
Ci sono industrie dite di base: la siderurgia, la metallurgia, la chimica, il tessile, poi delle industrie che potremmo considerare come l'adempimento delle evoluzioni passate, come la petrolchimica, l'automobile, la costruzione navale, l'elettronica, l'informatica, l'aerospaziale...

Tuttavia le industrie europee devono oggi affrontare la concorrenza dei paesi emergenti, come la Cina e l'India. Per lottare contro la concorrenza e dunque affrontare una minaccia di deindustrializzazione, i paesi europei dovranno trovare materiali a prezzi bassi, aumentare la ricerca in qualche settori e migliorare sempre la qualità del prodotto finale.





L'Industria Italiana

Se l'Industria è stata il settore più colpito dalla crisi in Italia, essa rappresentava circa il 20% del valore aggiunto lordo nel 2010. Questa industria è per la maggior parte manifatturiera, l'Italia è la 5a potenza manifatturiera mondiale- basata sulla produzione di macchine ed attrezzatura, la metallurgia, seguiti dall'Industria alimentare e i settori fari del Made in Italy come per esempio il tessile, il cuoio e l'abbigliamento.


L'Industria italiana si distingue con un importante capitalismo famigliare cosi come un'ampia rete di piccole e medie imprese, vere ambasciatrice del savoir-faire italiano, spesso raggruppate in "distretti industriali".
Quegli ultimi, che fanno la forza del sistema economico italiano con il loro dinamismo, si caratterizzano con un alto grado di intensità capitalistica, una forte apertura ai progressi tecnici, una produzione specializzata e su misura e una quota importante delle loro attività all'esportazione.

Dalla sua storia ed ancora oggi si constata che le Industrie italiane sono concentrate nel Nord come per la Francia di cui parleremmo dopo.
L'Italia è un paese in cui investimenti pubblici e privati in R&D (ricerca e sviluppo) non superano l'1% del Pil,
più orientato sul commercio estero ed è la decima potenza mondiale in termine di esportazioni.
Le principali critiche che possiamo fare sull'economia italiana sono la sua fiscalità ecessiva, la difficoltà nell'accesso al credito come la totale assenza di garanzia sull'export.

L'Industria italiana è particolarmente sviluppata nell'Industria navale, la produzione di apparecchi elettrodomestici, l'industria chimica, la farmaceutica, la metallurgia, l'industria di difesa, l'automobile ed il lusso.

                                 


                    

L'Industria francese


La Francia è una delle principali potenze industriali mondiali. La sua industria è basata su delle evoluzioni contrastanti: accanto a delle industrie moderne e dinamiche, che fanno della Francia uno dei leader mondiali in numerosi settori (automobile, aeronautico, aerospaziale, agroalimentare, elettronico, nucleare civile, farmacia, cosmetico, lusso...), ci sono numerose industrie tradizionali (industria miniera, tessile, legno, scarpe, costruzione navale, siderurgia...) che vedono i loro dipendenti e il loro giro d'affari diminuire. Questo obbliga delle regioni intere come il Nord-Pas-de-Calais e la Lorraine per esempio ad una forte riconversione.

In seguito al decentramento industriale degli anni 60, che ha permesso come abbiamo già evocato lo sviluppo di città nell'ovest e nel sud francese, è seguito un periodo di crescita debole della produzione industriale, che si spiega a volte con delle delocalizzazioni verso paesi dove la mano d'opera è meno costosa.


Anche se la produzione si fa sempre di più all'estero, per ragioni finanziarie, le imprese francesi rimangono leader in vari settori. Alcune occupano il primo posto del mercato mondiale nel loro settore (per esempio Areva nella costruzione di centrali nucleari, Danone con i prodotti lattieri , L'Oréal con i prodotti cosmetici o Michelin con i pneumatici...)

In Francia l'Industria manifatturiera è spesso legata all'insieme dell'Industria. Effettivamente, raggruppa il 93% delle imprese industriali e rappresenta l'85% del suo giro d'affari.

Il settore dell'agroalimentare è predominante sia in termini di numero di imprese (29.3% delle imprese dell'industria manifatturiera) che in giro di affari.
Le imprese dell'Industria chimica e farmaceutica o dell'industria automobile poco presente in numero, rappresentano tuttavia rispettivamente il 12.9% e il 16.3% del giro di affari dell'industria manifatturiera. 

L'aeronautico ormai più forte che l'industria automobilistica. 

L'azienda più potente in Francia non è più PSA Peugeot Citröen (automobile) ma Airbus (aeronautico), 
Con quasi 2 000 dipendenti il capo dell'aeronautico francese si impone come il settore in forma e supera il costruttore automobilistico. Certo l'automobile rimane un settore importante ma tuttavia manca di crescità.Storicamente l'industria è piuttosto una specialità del Nord, in Italia come in Francia. 
Se disegniamo una linea immaginaria da ovest ad est a metà della Francia, ci rendiamo conto che solo 14 siti industriali sui 50 più importanti si trovano sotto questa linea. Le cause di questa ripartizione sono evidentemente legate alla rivoluzione industriale francese che è iniziata nel Nord e nell'Est della Francia. 
Nell'Industria automobilistica, nella siderurgia e anche nella difesa la constatazione è stupefacente: i dipendenti diminuiscono. 
Questo conferma la diminuzione dell'industria in Francia. 

Quando analizziamo le industrie francesi, ci rendiamo conto che i maggiori siti di produzione sono anche siti di ricerca e sviluppo e di ingegneria. E il caso per la prima di esse, Airbus Toulouse, o una grande parte dei 13 217 dipendenti è in realtà composta da ingegneri che lavorano alla produzione di futuri aerei. Ma anche di Renault o di PSA. La classifica di questi siti mostra che per poter essere un industriale non serve solo avere aziende e catene di montaggio, ma anche e sopratutto centri di sviluppo e di ricerca e sviluppo. 
Purtroppo la Francia rimane intorno a 1.9% del Pil per la sola ricerca civile (1% per l'Italia).

Indice di produzione industriale francese:

                          

Principali caratteristiche delle industrie francesi per settore di attività nel 2012:


                          

Concentriamoci su alcuni settori industriali proprio alla Francia e l'Italia.

L'energia

In Francia la produzione di energia primaria è stimata a 138.6 milioni di tonnellate di petrolio. 
Il nucleare francese è dunque aumentato di più del 4.6%, l'energia eolica di 19% e l'energia fotovoltaica è triplicata.
La Francia ha dovuto affrontare nel 2005 la fine della produzione di carbone (mine), il petrolio, il gas e sopratutto l'elettricità sono ormai le energie le più utilizzate in Francia. 
La quota del gas nel consumo energetico francese è fortemente aumentato dagli anni 70, ma si tratta al 97% di gas importato, sopratutto dalla Russia, dall' Algeria e dal mare del Nord. A contrario la Francia produce più elettricità di quanta ne consumi, specialmente con i 59 reattori nucleari (il 2ndo parco mondiale dopo quello americano) che producevano nel 2008 più del 76 % dell'eletticità del paese, ma di cui il bilancio ambientale è soggetto a discussione. 
Se la Francia non produce più petrolio che in modo marginale, le 13 raffinerie impiantate sul territorio permettono di soddisfare più del 90% della domanda nazionale. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, la loro quota nella produzione elettrica francese aumenta e si stabilisce nel 2008 a più del 13%, grazie all'idroelettrico.

Se analizziamo il grafico sottostante si vede che il fatturato energetico tutte energie confuse (tranne il carbone) non smette di aumentare, ma l'industria dell'energia in Francia rappresenta sempre l'1.7% del valore aggiunto (nel 2012) e 142 000 lavori a tempo pieno, sia il 0.6% della popolazione attiva, cio' che ne fa un importante settore in Francia. 


                                 

L'Italia ha realizzato un referendum l'anno dopo Chernobyl e ha deciso di sospendere la costruzione di nuove centrali nucleari e ha chiuso le 4 centrali già esistente. 
Il paese rimane quindi estremamente dipendente dagli approvvigionamenti italiani in termine di energia (le importazioni soddisfano circa l'85% della domanda interna lorda), l'Italia è esposta ai rischi legati alla sicurezza e agli approvvigionamenti.
L'energia costituisce cosi un settore economico molto delicato in Italia.
La politica energetica ha due scopi: da un lato lo sviluppo delle fonti di approvvigionamento e dall'altro, il miglioramento della competitività di un sistema energetico oggi fragile e costoso (energia in media più costosa dal 30 al 40% in paragone al resto dell'Unione Europea). 
Dopo l'apertura  del mercato elettrico, la produzione è aumentata in modo progressivo ma non è tuttora sufficiente per coprire i fabbisogni del paese.

Analisi delle imprese leader del settore:

Se facciamo un analisi della situazione in Francia e in Italia, si vede che grandi gruppi francesi e italiani sono presenti nel mondo intero, gruppi francesi come GDF-SUEZ, EDF, TOTAL, o italiani come ENI, ENEL o SNAM, facendo dell'Italia e della Francia dei leader energetici internazionali. 
Nel 2012, ENEL era considerato come il più grande operatore elettrico d'Italia ed era la 6a impresa più potente del mondo dell'energia. Si tratta della principale società per azioni italiana cosi come il secondo fornitore di energia in Europa, del quarto gruppo italiano in termine di fatturato ma di cui l'azionario principale rimane il Ministero dell'Economia e delle finanze italiano che ne possiede circa il 31%.

In Francia per esempio, constatiamo che il gruppo francese Total, ha delle installazioni nel mondo intero, e è la 5a impresa più potente del mondo dell'energia. 
Con un fatturato di 189.5 milioni di euro nel 2013.

                                  


 L'Industria farmaceutica e chimica:

L'Industria chimica comprende la fabbricazione di prodotti chimici di base, di prodotti intermediari e finali, prodotti di trasformazione di prodotti chimici di base, e anche il risanamento di materie nucleari. L'Industria farmaceutica include la fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e le preparazioni . 
In Italia ci sono 174  fabbriche (grandi gruppi nazionali e pmi), è un settore che da lavoro a 211 000 dipendenti, e che rappresenta 65 miliardi di euro. 
In Europa l'Italia rimane 2nda dietro la germania in valore di produzione farmaceutica. 
L'Industria farmaceutica è il primo settore manifatturiero italiano in termine di intensità in ricerca e sviluppo. 

In Francia nel 2010, il settore dell'Industria chimica e farmaceutica rappresentava 3 261 società e dava lavoro a circa 218 000 dipendenti a tempo pieno.
Queste società hanno un giro di affari di 113 miliardi di euro, di cui quasi la metà (il 47%) a destinazione di mercati esteri. L'Industria chimica e farmaceutica contribuisce per il 11% al fatturato dell'insieme dell'industria, ma impiega solo il 7% dei dipendenti a tempo pieno.
L'attività del settore è ai 3/4 industriale con , nel 2010, più della metà nell'industria chimica e un quarto nell'industria farmaceutica. Il commercio d'ingrosso ha un valore importante (il17%) nelle attività del settore.

                           

                               
                                                 
L'Industria del lusso:

L'Industria del lusso propone dei prodotti e dei servizi rari e di alta qualità.

Riguarda il lusso della persona (abbigliamento, accessori di moda, scarpe, gioielli, profumi e cosmetici, cuioi...), il lusso della casa ( gastronomia, arredamento, lumi, decorazioni...), le uscite, i viaggi e le feste (alberghi, ristoranti, vini...), i trasporti di lusso (macchine, yachts, aerei privati...) fanno anche parte dell'industria del lusso ma creano poco lavori in Francia. 
Resistando alla crisi e in crescità, il settore del lusso nonostante il suo ralentamento attuale rimane un motore per l'economia francese e i suoi lavoratori. 
Infatti, la Francia è il numero uno del lusso, con diversi marchi come: Louis Vuitton , Sephora, Moët et Chandon, Guerlain, Cartier, Hermès, Chanel, Yves Saint Laurent (...).
In termine di fatturato questa industria è stimata tra 90 e 140 miliardi di euro.
Il mercato è molto portato dal turismo. Per la Francia la metà delle vendite di beni di lusso vienne dal turismo e i turisti che consumano la maggiore parte sono i Cinesi (il 40% del budget dei cinesi in viaggio riguarda lo shopping) e in seconda posizione i Russi. 

L'Italia possede numerosi marchi come Gucci, Prada, Dolce Gabbana, Armani, Versace, Ferragamo, Luxottica, Benetton, Valentino, Cavalli (...)
Milano è in seconda posizione dopo Parigi come destinazione per i clienti di lusso internazionale, in particolare per i Russi e gli asiatici.
L'export è di circa 23 miliardi di euro e nel 2013, questo settore dava lavoro al 2.1% della popolazione attiva. Si tratta di un mercato importante e in crescità, che rappresenta un terzo del Pil italiano e che malgrado la crisi continua a crescere sia in Italia che in Francia.

                    


L'aeronautico e spaziale 

Questo mercato non conosce la crisi in Francia, come lo mostra il progresso del numero dei passaggeri e del trasporto del fret (più del 5% ogni anno), grazie in parte all'espansione del turismo mondiale e alla crescità delle classe medie. 
Il giro di affari dell'industria aeronautica francese ha aumentato dal 16% tra il 2011 e il 2012, 
di cui circa quasi il 75% realizzato all'export. Le Industrie sono raggruppate in seno al GIFAS (gruppo delle industrie francesi aeronautiche e spaziali), sia circa 300 società, di cui le attività vanno dalla produzione di programmi cosi come materiali aeronautici e spaziali, civili, alla fabbricazione di drone, elicotteri, missili(...).
Questo settore da lavoro in Francia a più di 157 000 persone con un forte potenziale in ricerca e sviluppo.

L’Italia è tra i Paesi più avanzati nel comparto aerospaziale. L’industria aerospaziale italiana, infatti, si posiziona al quarto posto in Europa e al settimo su scala mondiale. Dei 13 miliardi di euro di ricavi l’anno, oltre la metà (sette miliardi di euro) vengono dall’export. Il fatturato annuo si aggira intorno all’1% del Prodotto interno lordo. Le industrie dell’aerospazio danno lavoro a un numero compreso tra i 50 mila e i 60 mila dipendenti (di cui circa 20 mila sono ingegneri impegnati nel campo della ricerca e della produttività) e coinvolgono numerose Pmi.
Il leader del settore è rappresentato da Thales Alenia Space Italia, join venture controllata al 67% dalla 
multinazionale francese dell’elettronica avanzata Thales e al 33% da Finmeccanica.
Da sola la Thales Alenia Space ha realizzato, nel 2013, un giro d’affari di due miliardi di euro e gli 11 siti industriali distribuiti in tutta Europa danno lavoro a circa 7.500 dipendenti.



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